Per sapere di più sulla Città di Taranto
Territorio
Taranto si affaccia sul Mar Ionio ed è situata a 15 metri sul livello del mare, in una zona pianeggiante protesa lungo l'asse Nord/Nord Ovest-Sud Est e circondata da Nord Ovest fino ad Est dall'altopiano delle Murge. Il suo territorio ha un'estensione di 209,64 km² ed è bagnato prevalentemente dal mare, essendo caratterizzato dalla presenza di tre penisole naturali e di un'isola artificiale, formatasi in seguito al taglio della penisola originale eseguito durante la costruzione del fossato del Castello Aragonese. La città è infatti conosciuta anche come "la città dei due mari", essendo bagnata dal mar Grande lungo la costa esterna racchiusa nella baia delimitata a Nord Ovest dalla Punta Rondinella e a Sud dal Capo San VIto, nonché dal mar Piccolo, che costituisce un vasto bacino interno. Taranto viene anche chiamata Tarentum dai latini.
La città dei due mari:
Il Mar Grande e il Mar Piccolo
Il panorama del Mar Piccolo dalla via Appia
Il Mar Grande, chiamato anche "Rada di Mar Grande" in quanto vi sostano le navi in attesa, è separato dal Mar Piccolo da un capo che lo chiude a golfo, orientato verso l'isola artificiale che costituisce il nucleo originale della città, collegato al resto del territorio tramite il Ponte di Porta Napoli (meglio noto ai locali come"Ponte di Pietra") ed il Ponte Girevole. Il Mar Grande è inoltre separato dal Mar Ionio sia dal Capo San Vito che dalle Isole Cheradi di San Pietro e San Paolo, più la terza isola di San Nicolicchio, completamente inglobata nel polo siderurgico. Queste ultime formano un piccolo arcipelago che chiude perfettamente l'arco ideale creato dalla baia naturale del Mar Grande.
Il Mar Piccolo è da considerarsi un mare interno, pertanto presenta problemi di ricambio idrico. I suoi due seni sono idealmente divisi dal Ponte Punta Penna Pizzone, che congiunge la Punta Penna con la Punta Pizzone: il primo seno ha la forma di un triangolo grossolano, i cui vertici meridionali sono rappresentati dall'apertura ad Est sul secondo seno, e dall'apertura ad Ovest sul Mar Grande tramite il canale naturale di Porta Napoli; il secondo seno ha invece la forma di un'ellisse, il cui asse maggiore misura quasi 5 km in direzione Sud Ovest-Nord Est. Nel primo seno inoltre, sfocia il fiume Galeso.
Sia i venti che le maree, insieme alle sorgenti sottomarine con diversa salinità, condizionano l'andamento delle correnti di tipo superficiale e di tipo profondo tra il Mar Grande ed i due seni del Mar Piccolo. Nel Mar Grande e nella parte settentrionale di entrambi i seni del Mar Piccolo, sono localizzate alcune sorgenti sottomarine chiamate citri, che apportano acqua dolce non potabile mista ad acqua salmastra, donando alle acque del mare una condizione idrobiologica ideale per la coltivazione dei mitili, comunemente chiamati "cozze".
Monumenti e luoghi d'interesse
Taranto presenta sul suo territorio architetture che testimoniano la sua importanza storica e culturale: dagli antichi luoghi di culto, tra i quali i resti del Tempio Dorico, i resti archeologici delle necropoli greco-romane e delle tombe a camera, la Cripta del Redentore, ai palazzi appartenuti alle famiglie nobili ed alle personalità illustri della città, tra i quali Palazzo Pantaleo e Palazzo d'Ayala Valva. La città offre inoltre una ricca varietà architettonica a testimonianza della forte religiosità e devozione: si va dal romanico al barocco della facciata della cattedrale di San Cataldo, dal gotico della chiesa di San Domenico Maggiore alle forme decisamente più eleganti delle chiese dalle linee rinascimentali e neoclassiche. Numerose anche le cripte, i monasteri, i santuari e le edicole votive.
Cattedrale di San Cataldo
La cattedrale di San Cataldo (o duomo di San Cataldo) è la più antica cattedrale pugliese, e si trova nel cuore del centro storico di Taranto, comunemente noto come Città Vecchia. Dedicata a san Cataldo, vescovo irlandese morto a Taranto nel VI-VII secolo, del quale ospita il sepolcro, fu costruita nella seconda metà del X secolo - durante i lavori di ricostruzione della città voluti dall'imperatore bizantino Niceforo II Foca - sui resti di un edificio religioso medievale risalente almeno al VII secolo. Nell'XI secolo l'impianto bizantino venne rimaneggiato e si costruì l'attuale cattedrale a pianta basilicale. Nel 1713 fu aggiunta la facciata barocca. Nel XII secolo fu innalzato il campanile normanno, distrutto in seguito dal terremoto del 1456 e ricostruito durante i lavori di restauro del 1952. La cattedrale misura 84 metri di lunghezza e 24 larghezza, ha una navata centrale, due laterali e un transetto a una navata. Nella zona antistante la facciata romanica, corrispondente all'attuale pronao, furono accolte le tombe dei personaggi più illustri della città.
Concattedrale Gran Madre di Dio
La concattedrale Gran Madre di Dio si trova nella parte moderna di Taranto, comunemente nota come Città Nuova o Borgo Nuovo. Voluta dall'arcivescovo di Taranto, monsignor Guglielmo Motolese, fu progettata dall'architetto milanese Gio Ponti. Costruita tra il 1967 e il 1970, fu inaugurata il 6 dicembre dello stesso anno. Dedicata alla Gran Madre di Dio, protettrice della città insieme a san Cataldo, rappresenta, in omaggio alla tradizione marinara della città, una "vela" che si specchia nell'acqua delle tre vasche antistanti l'ingresso, simboleggianti il mare. La facciata è composta da due parti: quella anteriore è lunga 87 e larga 35 metri, quella posteriore, arretrata di 50 metri rispetto alla prima, è costituita da un doppio muro traforato alto 40 metri, che sostituisce la cupola tradizionale.
Ponte Girevole
Il Ponte Girevole o Ponte di San Francesco di Paola è la struttura che collega l'isola del Borgo Antico con la penisola del Borgo Nuovo. Inaugurato il 22 maggio 1887 dall'Ammiraglio Ferdinando Acton, il ponte sovrasta un canale navigabile lungo 400 metri e largo 73 metri che unisce il Mar Grande al Mar Piccolo. Il ponte misura attualmente 89,9 metri di lunghezza e 9,3 metri di larghezza. "Costruito dall'Impresa Industriale Italiana di Napoli su progetto dell'ingegner Giuseppe Messina che ne diresse i lavori di costruzione, era originariamente costituito da un grande arco a sesto ribassato in legno e metallo, diviso in due braccia che giravano indipendentemente l'una dall'altra attorno ad un perno verticale posto su uno spallone. Il funzionamento avveniva grazie a turbine idrauliche alimentate da un grande serbatoio posto sul Castello aragonese adiacente, capace di 600 metri cubici di acqua che in caduta azionavano le due braccia del ponte. La struttura venne successivamente rimodernata negli anni 1957-1958, introducendo un funzionamento di tipo elettrico, ma mantenendo di fatto inalterati i principi ingegneristici della allora costituenda Direzione del Genio Militare per la Marina. Il progetto fu realizzato dalla Società Nazionale Officine di Savigliano, per tutto quello che riguardava gli organi meccanici ed i comandi elettrici. Il nuovo ponte fu inaugurato dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi il 10 marzo 1958, e venne intitolato a san Francesco di Paola, protettore delle genti di mare.
Ipogeo De Beaumont Bonelli Bellacicco
L'ipogeo "De Beaumont Bonelli Bellacicco", sito nel Borgo Antico in corso Vittorio Emanuele al civico 39, è una struttura che narra la storia di Taranto sin dall'epoca geologica risalente a circa 65 milioni di anni fa, con successive tracce magno-greche, bizantine, medioevali e del XVIII secolo. L'ipogeo si sviluppa su tre livelli per complessivi 700 m² e per 14 metri sotto il livello stradale. Al suo interno si trova il banco di roccia calcarea, sulla quale si possono ammirare i resti fossili dei mitili tipici di Taranto. Le mura perimetrali sono di origine bizantina, mentre è molto probabile che il muro che divide la struttura dal mare possa avere origini magno-greche. L'ipogeo ha infatti uno sbocco esclusivo al livello del mare, che permette l'accesso diretto alla battigia del lungomare del Borgo Antico. Su questa struttura è stato eretto in epoca successiva il Palazzo de Beaumont Bonelli, residenza della Marchesa De Beaumont e del Principe Bonelli suo marito.
Castello Aragonese
Il Castello aragonese o Castel Sant'Angelo, occupa con la sua pianta quadrangolare e il vasto cortile centrale, l'estremo angolo dell'isola su cui sorge il borgo antico della città. Il primo nucleo del castello risale al 916, quando i Bizantini avviarono la costruzione della "Rocca" a protezione dagli attacchi dei Saraceni e della Repubblica di Venezia. Questa prima fortificazione era costituita da torri alte e strette, dalle quali si combatteva con lance, frecce, pietre, ed olio bollente. Nel 1481 fu realizzato un primo canale navigabile, più stretto dell'attuale e con sponde irregolari, per consentire il passaggio di piccole imbarcazioni e migliorare la difendibilità del castello.
Nel 1486, Ferdinando II d'Aragona incaricò l'architetto Francesco Di Giorgio Martini di ampliare il castello e di conferirgli l'attuale struttura, onde rimpiazzare la tipologia medievale delle torri concepita per la difesa piombante. La nuova fortificazione doveva comprendere sette torri, di cui quattro unite tra loro a formare un quadrilatero, e le rimanenti tre allineate lungo il fossato fino al Mar Piccolo. Le quattro torri furono intitolate rispettivamente a San Cristofalo, a San Lorenzo, alla Bandiera ed alla Vergine Annunziata. Nel 1491 fu aggiunto sul lato rivolto al Mar Grande il rivellino di forma triangolare tra la "Torre della Bandiera" e la "Torre San Cristofalo". Il castello fu ultimato nel 1492, come risulta dall'incisione di una lapide murata sulla "Porta Paterna".
Fortezza de Laclos
La Fortezza de Laclos è una fortificazione fatta edificare sull'Isola di San Paolo per volontà di Napoleone Bonaparte alla fine del Settecento. L'Imperatore la volle per la protezione della città di Taranto, quando decise di farne uno dei suoi avamposti nel Mar Mediterraneo. A condurla fu il generale d'artiglieria Pierre Choderlos de Laclos, che restò qui sepolto dal 1803 al 1814, anno in cui si pensa che le sue spoglie siano state gettate in mare per odio nei confronti dei francesi. La fortezza rappresenta ancora oggi un pregevole esempio di architettura militare del passato, molto importante anche dal punto di vista paleontologico per la presenza di resti fossili osservabili nei blocchi di calcare con cui fu rivestita la struttura.
La Tomba degli Atleti
Necropoli greco-romane
Lo studio delle necropoli scoperte nella città ha fornito agli archeologi una grande quantità di informazioni sulla società, sulla cultura, sull'arte e sul lavoro degli antichi popoli del periodo greco-romano. I resti ritrovati, testimoniano la presenza di veri e propri rituali funerari: le sepolture avvenivano per inumazione, cioè seppellendo i defunti in posizione fetale, ma anche mediante cremazione, cioè bruciando i corpi dei defunti e conservandone le ceneri in un'urna. All'interno delle tombe veniva deposto il corredo funerario, solitamente legato alla vita quotidiana dell'individuo, pertanto le stesse venivano corredate con utensili, vivande e gioielli, nel tentativo di imitare la casa del defunto.
Nelle necropoli di Taranto si possono riscontrare differenti tipi di tombe:
le "tombe a camera" e le "tombe a semicamera", adottate dalle famiglie aristocratiche, collocate all'incrocio di due vie per essere facilmente individuabili;
le "tombe a fossa", adottate dalle famiglie plebee, scavate nella roccia e chiuse da un masso.
Le 160 sepolture sono dislocate in sette siti archeologici: la necropoli di via Marche, le tombe a camera di via Umbria, di via Sardegna e di via Pio XII, la tomba a semicamera di via Alto Adige, l'ipogeo Genoviva di via Polibio e la "tomba degli atleti" di via Francesco Crispi.
Oasi Palude La Vela
L'Oasi Palude "La Vela" è un'area naturale protetta di proprietà demaniale a valenza naturalistico-ambientale situata sulle sponde del Mar Piccolo. L'ambiente è prevalentemente di tipo palustre, con canneto e macchia mediterranea, ampi acquitrini e zone periodicamente sommerse. L'avifauna è caratterizzata da una colonia stanziale di aironi cinerini, ma durante i mesi invernali la popolazione aumenta sensibilmente per numero e per specie: si segnalano infatti gru, cicogne, fenicotteri, volpoche, falco pescatore. Altri uccelli sia lacustri quali cigni reali, germani reali, folaghe, gabbiani reali e cormorani sia boschivi quali corvi, gazze, picchi, scriccioli, ghiandaie e i numerosi uccelli rapaci ne fanno un luogo perfetto per il birdwatching. I rettili come la tartaruga palustre, il cervone e la vipera sono comuni così come gli anfibi. I mammiferi sono costituiti da esemplari di roditori quali il topo quercino, l'arvicola, gli scoiattoli e le istrici e da altri animali quali volpi, faine, tassi, ricci e cinghiali. La flora presenta ampi salicornieti, orchidee spontanee e pinete di pino d'Aleppo. L'oasi funge principalmente da centro di irradiamento dell'avifauna che colonizza gradatamente le aree circostanti, ed è stata gestita dal WWF di Taranto, che ha svolto attività di monitoraggio e anti-bracconaggio, fino a pochi anni fa.